Studio Psicologia Analitica
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Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Anno 3° N° 9 Settembre 1994 Pag. 3° Autore: Simonetta Figuccia
FANCIULLI DIVINI
"Illuminare devi il paese beato, che e' sempre vicino, e cola' celato, lasciarvi abitare il tuo vero io".
"Illuminare devi il paese beato, che Ë sempre vicino e, colà celato, lasciarvi abitare il tuo vero io".
Il brano, tratto dal libro cinese "Hui Ming Ching" ("Il libro della conoscenza e della vita") si riferisce alla Vescica Germinale, al Centro che non ha forma nè immagine: regno della gioia suprema, paese senza confini, passo originario. Chi muore senza conoscere questo punto germinale - dice il testo - non troverà l’unità di coscienza e vita nemmeno in 100.000 eoni. Questo punto germinale esiste prima che il nostro corpo nasca dai genitori. Cosi' scrive un antico libro cinese che Jung studiÚ e da cui nacque la sua ricerca sul Segreto del fiore d’oro e il simbolismo del SË.
Ogni rappresentazione dello sviluppo della personalità nell’ambito della psicologia analitica parte dal presupposto che il Se’ compare per primo mentre la coscienza Ë un fatto successivo. Il centro direttivo della personalità, il SË, esiste prima che l’io si evolva. Il SË Ë il termine scelto da Jung per definire la totalità dell’uomo, la somma dei contenuti consci ed inconsci, il punto virtuale del "non dove", tra coscienza ed inconscio.
Le osservazioni inducono a pensare che il SË dirige lo sviluppo psichico fino dalla nascita.
L’uomo nasce come totalità. Questo Ë il livello in cui l’esistenza nuota in una relazione armoniosa tra SË individuale e SË universale nella percezione di essere Uno, di essere immersa in una unica dinamica pensante.
L’uomo Ë il risultato di questa potenzialità ma fa fatica a recuperare tale livello nel corso della vita cosciente perchË tende a identificarsi con i soli contenuti del proprio Io.
In un progetto di maggiore integrazione della personalità (di salute ed evoluzione psichica) Ë necessario ristabilire un contatto, un dialogo col SË che consenta di superare l’unilateralità egoica.
Questo lavoro interiore presume un affidamento totale dell’ ego, la rinuncia al-l’"attaccamento", il lavoro sulle proprie ombre e l’ascolto della "voce profonda che canta dentro di noi".
E’ un’impresa che riesce a pochi "eletti" ma ciÚ non puÚ diventare alibi alla pigrizia. Tutti abbiamo il dovere di non sottrarci perchË non siamo individui separati e quei "pochi" (o "tanti") che giungono al traguardo rappresentano il risultato sinergico e corale di un’appassionata presenza collettiva. Essi simboleggiano gli avanposti dell’evoluzione e il "premio" non per l’individuo ma per l’umanità.
Nel lavoro analitico il SË Ë realtà percepibile e speri-mentabile.
Non mi stupiscono pù i fenomeni sincronistici o i sogni "premonitori" e nemmeno le "comunicazioni" che avvengono a distanza.
Con i bambini, che sono pù liberi dai ruoli e meno difesi, la comunicazione e la manifestazione del SË sia nel gioco che nel disegno risultano particolarmente intensi.
Il bambino ha bisogno di emergere dall’inconscio e rafforzare l’io. In questo processo il nostro intervento deve essere estremamente delicato e attento perchË rischiamo di fargli rimuovere totalmente la saggezza "genetica"in lui già presente. I bambini sanno e percepiscono per canali a noi spesso ormai preclusi, più di quanto noi si possa o, peggio, si voglia immaginare.
Attingono ancora da una saggezza intrinseca che noi adulti temiamo e giudichiamo, proprio perchË ci rimanda ad una dimensione di totalità che ci sgomenta. CosÏ mettiamo a tacere i loro interrogativi trattandoli come contenitori vuoti da riempire o li ipersti-moliamo ad allenare l’emisfero sinistro, il ragionamento, il fare.
Nel lavoro analitico Ë per-cepibile che nel SË siamo Uno e che Ë sufficiente uno spazio simbolico protetto - come quello che si crea tra l’analista e il soggetto bambino - uno spazio di pensiero dunque, perchË si avvii un processo di evoluzione e "terapia". Non bastano le "tecniche" verbali e preverbali. E’ necessario che l’analista non si difenda dietro al ruolo, che entrambi percepiscano la Soggettività, seppur ancora inconscia al bimbo, che li accomuna.
Sono sicura che se il SË fosse riconosciuto e vissuto potrebbe restituire ad ogni essere umano una sua pù adeguata presenza nel mondo. Porterebbe ad una grande rivoluzione del nostro "dicoto-mico ed oggettivante" sistema di conoscenza.
Recentemente, con una bimba seguita in analisi, ho vissuto una particolare comunicazione profonda. Ero giunta ad elaborare alcune riflessioni sulla necessità di concludere il nostro rapporto - sebbene ci fossero ancora molti punti da sviscerare - a causa della notevole lontananza fisica e della poca disponibilità dei genitori che si mostravano restii a portare la bimba agli incontri.
Mio malgrado ero giunta alla conclusione di darmi dei tempi e cosÏ ho ipotizzato di proseguire i miei incontri almeno fino al Natale successivo, certa che almeno fino ad allora si sarebbe trovato un accordo tra me e i genitori.
Mi sono detta che dovevo - più che mai - puntare sulla Soggettività della bimba, sul suo SË, sulle sue risorse.
Nella seduta successiva a queste mie riflessioni non solo compare nel gioco un bellissimo cavallino bianco che porta nuova vita ma mi viene lasciato un foglio con impresse queste parole: "E’ per Natale la fine? ".
Non voglio commentare, non credo siano effetti speciali nË casualità. L'accaduto testimonia una reale, silenziosa "empatia" tra due soggettività. Situazioni analoghe con i bambini sono prassi quotidiana e pù le sperimento, pù cresce il mio rispetto verso di loro come esseri umani.
Cresce la consapevolezza che l’adulto possa e debba coltivare il proprio percorso di autoconoscenza e pulizia interiore per contattare la dimensione del silenzio, del simbolo e della "contempla-zione"; possa e debba ricercare questo punto di incontro con l’universale, con la "Vescica Originaria", affinchË i bambini di domani possano - senza passare pù per gravi e pericolose rimozioni - percepirsi quali essi sono: momenti irripetibili dell’unica dinamica pensante universale.
Bibliografia: C.G.Jung e R. Wilhelm "Il segreto del fiore d'oro" ed. Boringhieri.
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